Ne parliamo con il Prof. Marco Guida della Federico II di Napoli
Siamo vicini alla fine del lockdown, e
all’inizio della “fase due”, che sebbene preveda un allentamento delle misure,
si prospetta comunque lunga, tra preoccupazioni ed incertezze, e con diverse
restrizioni. Obbligo di mascherine, distanza sociale, no agli assembramenti,
orari limitati per lo sport, e solo a determinate condizioni. La riapertura
delle attività sarà graduale a garantire un equilibrio tra contenimento del
virus e ripresa economica. Tanti i dubbi e le perplessità, di certo ci vuole
prudenza, perché la “fase uno” non è ancora del tutto superata. Ci vorrà tempo
per ritornare alla normalità e al pieno regime delle attività. E tanta
attenzione per ridurre il rischio di contaminazione. Abbiamo cercato di
fare un po’ di chiarezza chiedendo aiuto al Prof. Marco Guida, ordinario di
Igiene Generale e Applicata alla Federico II di Napoli. “Il rischio zero non
esiste, pur mettendo in pratica tutte le attività per tenere sotto controllo la
contaminazione. Essendo un virus che si trasmette per via aerea è
complicatissimo da monitorare –afferma Guida- può essere dappertutto, sulle
superfici, nel particolato, addirittura nelle acque, per cui comporta una
diffusione molto ampia”.
Si è detto tutto e il contrario di tutto, il
mondo scientifico, si è spesso contraddetto. Ed adesso i gestori dei locali, e
tutto il comparto food, che si affaccia a queste timide aperture, brancola nel
buio. Le certezze sono poche. E tra queste, prima di aprire al pubblico, c’è
l’obbligo di sanificare non solo il locale, ma anche gli oggetti ed utensili da
cucina, impiegando, ad esempio, una soluzione idroalcolica al 70%, o acqua e
amuchina. E utilizzare i dispositivi di protezione individuale: indossare la
mascherina, un camice o un abito da lavoro appropriato (l’ideale sarebbe il
camice usa e getta), i sovrascarpe, avendo cura di lavarsi le mani spesso e
bene, e indossare guanti monouso. Ma la sanificazione come deve avvenire?
Quali detergenti sarebbe meglio utilizzare? “Non ci sono protocolli validati
per tutti- dice il Prof. Guida- la sanificazione dovrebbe avvenire
periodicamente, e dipende dal numero di persone che entrano nel locale,
più ne entrano, più aumenta il rischio di contaminazione. Non è escluso in
questi casi dover sanificare tutti i giorni. Teoricamente potrebbe essere
anche fatta in autonomia con acqua e candeggina e senza rivolgersi a ditte
esterne. D’altro canto, non si avrebbe un certificato in grado di attestare la
procedura avvenuta, si potrebbe provarla solo mostrando le apparecchiature e i
prodotti acquistati a tal fine, rinunciando all’ analisi sugli indicatori che
dà informazioni su quanto è stato abbattuto il carico microbico prima e dopo
l’intervento, prelevando campioni dell’ aria e in superficie, pre e post
sanificazione, che, spesso, ne rilevano un abbattimento del 90-95%. E’
possibile altresì sanificare con i raggi ultravioletti, così come si fa nei
laboratori universitari a chiusura di giornata”.
Secondo quanto previsto dal documento prodotto dall’INAIL datato aprile 2020, per prevenire il rischio di infezione SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro, c’è la necessità di adottare una serie di azioni che vengono classificate in:
• Misure organizzative, intese come gestione degli spazi di lavoro, ottimizzando i percorsi e la compresenza in luoghi in modo da poter garantire la distanza fisica tra i lavoratori, e dell’orario di lavoro, migliorando la distribuzione dei turni lavorativi per minimizzare le presenze contemporanee;
• Misure di prevenzione e protezione, attraverso informazione e formazione, ai fini di rendere partecipi i lavoratori ai rischi derivati dal virus, indicando e spiegando le procedure idonee per la mitigazione del rischio. Questo punto del documento comprende anche le misure igieniche e di sanificazione degli ambienti: lavarsi le mani, non toccarsi naso e bocca con le mani, tossire e starnutire in un fazzoletto usa e getta o nella piega del gomito, indossare camici monouso, indossare le sovrascarpe, lavare le superfici con soluzioni idroalcoliche o al cloro. Utilizzare altri sistemi di sanificazione a base di fenolo o con raggi UV. Utilizzo di mascherine e dispositivi di protezione individuali (DPI) per le vie respiratorie: indossare mascherine monouso. Sorveglianza sanitaria: tenersi in contatto con il proprio medico di base o, se disponibile, con il medico competente
• Misure specifiche per la prevenzione dell’attivazione di focolai epidemici controllando la temperatura quotidianamente
In un mondo ideale tutti i dipendenti avrebbero dovuto già effettuare tampone e test sierologico, ma nel mondo reale munirsi di un termoscanner, ad esempio, o comunque attenersi a queste linee guida, potrebbe essere la strada per cominciare con il piede giusto. E questo è fondamentale in un momento in cui i dati dei contagi sono in decrescita, e si riscontra un inizio di apertura delle barriere che deve essere accompagnato da una apertura soprattutto mentale, che faccia prevalere il buon senso sociale.
Secondo quanto previsto dal documento prodotto dall’INAIL datato aprile 2020 Il rischio da contagio da SARS-CoV-2 in occasione di lavoro può essere classificato secondo tre variabili:
• Esposizione: la probabilità di venire in contatto con fonti di contagio nello svolgimento delle specifiche attività lavorative;
• Prossimità: le caratteristiche intrinseche di svolgimento del lavoro che non permettono un sufficiente distanziamento sociale per parte del tempo di lavoro o per la quasi totalità;
• Aggregazione: la tipologia di lavoro che prevede il contatto con altri soggetti oltre ai lavoratori dell’azienda (es. ristorazione, commercio al dettaglio, spettacolo, alberghiero, istruzione, ecc.).
Tecnicamente pertanto c’è la necessità di adottare una serie di azioni che vanno ad integrare il documento di valutazione dei rischi (DVR) atte a prevenire il rischio di infezione SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro contribuendo alla prevenzione della diffusione dell’epidemia.
Tali misure vengono classificate dal documento in:
• Misure organizzative:
Gestione degli spazi di lavoro: ottimizzare i percorsi e la compresenza in luoghi tali da poter garantire la distanza fisica tra i lavoratori
Organizzazione e orario di lavoro: migliorare la distribuzione degli orari lavorativi per minimizzare le presenze contemporanee
• Misure di prevenzione e protezione
Informazione e formazione: rendere partecipi i lavoratori ai rischi derivati dal virus, indicare e spiegare le procedure idonee per la mitigazione del rischio
Misure igieniche e di sanificazione degli ambienti: lavarsi le mani, non toccarsi naso e bocca con le mani, tossire e starnutire in un fazzoletto usa e getta o nella piega del gomito, indossare camici monouso, indossare le sovrascarpe, lavare le superfici con soluzioni idroalcoliche o al cloro. Utilizzare altri sistemi di sanificazione a base di fenolo o con raggi UV.
Utilizzo di mascherine e dispositivi di protezione individuali (DPI) per le vie respiratorie: indossare mascherine monouso
Sorveglianza sanitaria: tenersi in contatto con il proprio medico di base o, se disponibile, con il medico competente
• Misure specifiche per la prevenzione dell’attivazione di focolai epidemici
Misurare la temperatura quotidianamente
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